“Oggi siamo Iraci architetti, sogniamo con la matita e la carta, creiamo con la tecnologia”.
Un traguardo davvero importante questo 3+5 che rappresenta come afferma lui stesso “simbolo dell’l’infinito”: 35 anni di attività per un architetto che si è fatto strada prima sul territorio siciliano e che oggi è affianca con i suoi progetti, i più grandi professionisti del settore di tutto il Mondo.
Antonio Iraci, classe 1961. Laureato presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria 1988, con il massimo dei voti. Fonda lo studio con l’intento di aprire un laboratorio di architettura che utilizzi le occasioni progettuali quale ambito di ricerca e sperimentazione.
Nel corso della sua vasta attività professionale, ha realizzato architetture su piccola e a grande scala, indirizzando tutte le scelte compositive verso un forte scostamento figurativo del progetto esistente e conducendo, in questo modo, la sperimentazione di una nuova concezione estetica, attraverso i segni del puro minimalismo. “Progettare architettura- afferma l’architetto – è un processo dinamico, un percorso, che spinge a continue nuove scoperte”.
Davanti ad un pubblico d’eccezione, composto da professionisti, giornalisti e amici, sceglie di raccontarsi, con grande emozione, in una location storica della città di Catania, come l’istituto Ardizzone Gioieni, simbolo della rinuncia e della rassegnazione dei suoi abitanti che, in quel tratto di via Etnea hanno visto negli anni abbassare nel silenzio, luci e saracinesche. “Ho girato molti luoghi del mondo, ma sono sempre tornato a Catania che nonostante le sue contraddizioni non ha nulla da invidiare ai luoghi in cui ho vissuto e lavorato – dice Iraci – ed ogni volta che riflettevo su questo, mi saliva un moto di riscatto e orgoglio che alla fine mi ha riportato qui – spiega l’architetto Iraci, 62 anni, metà dei quali trascorsi tra la Sicilia e l’Estero – anche perché si avverte il bisogno di restituire e condividere le proprie esperienze professionali e in qualche modo continuare a crescere”.
A coadiuvare il suo escursus dei progetti più importanti, il giornalista Giorgio Tartaro, Editor della piattaforma Archiland dedicata all’architettura e al design. Diversi i momenti importanti della serata, come la presenza del sindaco di Catania, Enzo Trantino, che ha sottolineato come l’architetto Iraci doni “ bellezza alla città”. Emozionante il ringraziamento alla madre che Antonio Iraci ha voluto fare a colei lo ho sempre sostenuto. Così a cuore aperto si racconta- “Ho girato molti luoghi del mondo, ma sono sempre tornato a Catania che nonostante le sue contraddizioni non ha nulla da invidiare ai luoghi in cui ho vissuto e lavorato – dice Iraci – ed ogni volta che riflettevo su questo, mi saliva un moto di riscatto e orgoglio che alla fine mi ha riportato qui – spiega l’architetto Iraci, 62 anni, metà dei quali trascorsi tra la Sicilia e l’Estero – anche perché si avverte il bisogno di restituire e condividere le proprie esperienze professionali e in qualche modo continuare a crescere”.
Con un team di architetti e designer, e con quella stessa voglia ed entusiasmo di 35 anni fa, continua a far crescere il suo laboratorio di architettura sfruttando ogni occasione progettuale come ambito di ricerca e sperimentazione, in un ciclo perpetuo come il simbolo dell’infinito. “Gioco sui numeri” dice Antonio Iraci, “l’8 rovesciato è in fondo la somma di 3+5 che compongo gli anni della mia carriera”. Si torna sempre da dove si è partiti, dunque, ma con una consapevolezza e una responsabilità maggiore.
“Il mio desiderio è quello di voler contribuire a un risveglio architettonico ed armonico degli spazi comuni, con un visione metropolitana, moderna e sostenibile e con un linguaggio contemporaneo”. L’esperienza maturata nei paesi martoriati dalle guerre, come la Serbia, l’Albania – lo studio Iraci ha una sede a Tirana da anni, oltre a quella di Milano– è stata fondamentale nella sua formazione umana e professionale. “Sono città che hanno trasformato il proprio volto, lo hanno fatto con l’impegno di tutti e con il coinvolgimento dei giovani, che con le loro idee, i concorsi progettuali, hanno tanto da dare e vorrei che anche a Catania si cominciasse a respirare un’aria nuova – commenta – è inaccettabile che la città sia ancora in attesa dopo settant’anni di un suo piano regolatore, di essere liberata da costruzioni fatiscenti che impediscono di vivere la costa e il mare, orfana di un piano trasporti che vede ancora come una chimera la ferrovia interrata, solo per fare qualche esempio”.
E poi, c’è un aspetto non secondario che Antonio Iraci tiene a sottolineare. “Mi piace moltissimo l’idea che siano i miei clienti sparsi per il mondo a venire a trovarmi nel mio nuovo studio a Catania – ribadisce – e che vengano a scoprire una città piena di mille contraddizioni eppure straordinaria”. Progettare architettura è un processo dinamico, un percorso, che spinge a continue scoperte. All’inizio di ogni processo creativo, vengono generalmente dedotte, dal tessuto urbano, le linee guida per la composizione planimetrica e, da una serie di arretramenti dai fili stradali e svuotamenti in alzato, la forma architettonica.
All’essenzialità di questi due gesti compositivi, si aggiunge il ricorso ad altrettanti elementi del linguaggio contemporaneo, quali la piegatura, l’incastro, volumi, aggetti, vuoti e pieni chiaroscuri, masse e trasparenze. L’uso di differenti pelli esterne contribuisce, inoltre, a far rilevare i suoi progetti come il risultato dell’innesto tra blocchi monolitici. Un mondo geometrico dove le curve sono solo una risposta al contesto, interno ed esterno sono parte di uno stesso continuum, le superfici sono il più possibile trasparenti e gli spazi incastri di linee.
Tra i progetti realizzati in Italia: attività ricettive come Zash, Meo e Romano House, attività ludico-ricreative come Hard Rock Café Catania, istituti scolastici come la Scuola materna ICS Padre Pio da Pietrelcina e ville, come One House in Sicilia. All’estero: il Flacon Building a Mosca, uno spazio espositivo ancora in costruzione, l’Internorm Showroom, di San Pietroburgo, il porto Lalzi, Gjiri Llalzit, resort e porto turistico in Albania e il Green Coast, il lungomare a Tirana, la chiesa Notre Dame de Louaize a Beirut con gli uffici direzionali, e ancora un palazzetto dello sport. Lo studio Iraci annovera tanti premi e riconoscimenti ricevuti. Gli ultimi, del 2023: IN/ARCHITETTURA | Campania, il premio speciale WTW-Willis Towers Watson, The Plan Awards VILLA R a Salerno.
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