Timbro caldo, radici profonde e uno sguardo sul mondo contemporaneo: così Idda è un’artista che intreccia memoria e sperimentazione
Idda non avrebbe bisogno di presentazioni: la giovane artista, infatti, vanta un curriculum non indifferente. La sua musica, che ha fatto innamorare persino la RAI, è un sapiente mix di fuoco ed acqua, che ben rappresenta le nostre origini. In questa intervista, l’artista racconta il legame viscerale con la sua terra, la nostra Isola, il ruolo della lingua siciliana nella sua musica e cosa significa essere donna e produttrice nel Sud oggi, nel terzo millennio.
“Idda” è un nome altamente evocativo, soprattutto per noi isolani. Come nasce questa scelta e cosa rappresenta per te?
“Idda è il mio nome d’arte ma, oltre ad essere il pronome femminile (in italiano “lei”, ndr), rappresenta qualcosa di molto viscerale e profondo. “Lei” inteso come tutto, nel cielo e nella terra, tra le acque ed il popolo, lei è ovunque. Vedo “lei” come la rappresentazione in forma femminile della mia terra”.
Catania è una città musicalmente ricca di contrasti e vibrazioni. Quanto ti lasci ispirare da essi nel tuo percorso artistico?
“La mia città, oltre ad essere una fonte infinita di ispirazione, rappresenta casa per me. Ho ricordi bellissimi di quando ero piccola e nel quartiere dove stanno attualmente i miei nonni ero attorniata dalla cultura viva, intendo estati passate fuori con le “seggie” e le nonne che raccontavano storie, giocare a piedi nudi fuori e mangiare fiori di gelsomino. Mi ricordo quando uscivo con mio nonno e andavamo a Catania centro; mi raccontava ogni singola parte importante della città. Queste passeggiate mi rendevano fiera di essere siciliana, perché mi spiegava la mia cultura, e per me quello non era solo del tempo che passavo con mio nonno, ma piuttosto una connessione con gli antenati e le nostre radici. Quindi sì, Catania rappresenta molto, anzi tantissimo nella mia musica: a volte, quando ho bisogno di ispirazione, mi faccio una “passiata” come facevo con mio nonno e la vita riacquista di nuovo quel sapore”.
Nella tua musica, infatti, si sente il legame con la tua terra. Quanta Sicilia c’è nel tuo suono e nelle tue parole, anche inconsapevolmente?
“Nel passato, nella storia dei nostri antenati, trovo la motivazione, ciò che mi spinge a portare la cultura avanti. Questo mi piace farlo mischiando il siciliano con vari generi musicali e questo non lo rende meno siciliano, anzi aggiunge valore al mio lavoro. Personalmente, ho cominciato a mischiare la musica moderna col siciliano proprio perché volevo divertirmi e sperimentare, ma guardandomi attorno ho creato un vero punto di connessione tra queste giovani generazioni e il passato. La mia musica la vedo come un filo che connette presente, passato e futuro”.
Hai mai sentito il peso o il privilegio di essere un’artista del Sud?
“In tutta onestà, mi sento privilegiata ad essere un’artista del sud perché, oltre ad avere a disposizione il mio sapere e la mia storia, ho il compito di cambiare le cose. Sento la responsabilità di facilitare la strada a chi, come me, vuole portare la musica e la lingua siciliana in alto. Sono anche una produttrice e questo ruolo in Italia ricopre solo il 2,6% quindi una minoranza, che deve ancora raggiungere la parità di genere. Proprio per questo mi sento fiera di essere una donna del sud”.
Se dovessi svelare la nostra città con una sola canzone, tua o di altri, quale sceglieresti e perché?
“Forse sceglierei la mia canzone TUKULIA, che rappresenta un po’ quello che è Catania: energica, gioiosa e, a volte, che ci fa anche tukuliare nel vero senso della parola, soprattutto quando l’Etna erutta”.