La Festa di Sant’Agata che incanta il mondo: tra fatti storici e cenni leggendari

da | Feb 2, 2024 | Catania, Speciale Sant'Agata

La Festa di Sant’Agata è uno degli eventi più significativi della tradizione religiosa siciliana, richiama fedeli e curiosi da tutto il mondo che partecipano a questa celebrazione unica.

I catanesi vivono in modo molto intenso le giornate che precedono “l’appuntamento” tanto atteso, quello in cui finalmente si trovano “tutti devoti tutti” a riabbracciare la loro Santa Patrona. Questo legame è talmente profondo e atavico da essere riconosciuto anche a livello internazionale. Ogni anno le stime ci parlano di circa un milione di persone fra devoti alla Santa, turisti e curiosi provenienti da ogni parte del mondo.

Sant’Agata, infatti, è la terza festa religiosa più famosa, dopo la Settimana Santa di Siviglia e la Festa del Corpus Domini di Guzco in Perù, proprio per la passionale partecipazione dei cittadini catanesi e di tutte le persone che raggiungono la città etnea dal 3 al 5 Febbraio per viverne le emozioni, il folklore e la forte spiritualità. 

Le origini della devozione risalgono al 252, anno successivo al suo martirio. La prima celebrazione della festa invece, avvenne il 17 agosto 1126, quando le spoglie della Santa, trafugate e trasferite a Costantinopoli, furono riportate 86 anni dopo nella città di Catania da due soldati. 

Festa di Sant'Agata | Salvo Biglio Fotografo

Salvo Biglio Fotografo

L’analisi delle pratiche culturali, delle tradizioni, delle credenze religiose e delle dinamiche sociali legate alla figura di Sant’Agata e alla Festa di Sant’Agata a Catania, è stata oggetto di studio etno-antropologico. Nel 2002 l’Unesco ha dichiarato le città tardo barocche della Val di Noto (Sicilia sud orientale) Patrimonio dell’Umanità. Nel 2005, alla Festa di Sant’Agata è stato conferito il titolo di Bene Etno Antropologico Patrimonio dell’Umanità della Città di Catania nel mondo. 

L’approccio etno-antropologico mira a comprendere in profondità la cultura e le pratiche sociali di una comunità attraverso l’osservazione partecipante, interviste e analisi di documenti culturali. Un tale studio rivela le complessità della devozione a Sant’Agata e la sua integrazione nella vita quotidiana e nell’identità culturale della comunità catanese.

Catania e la sua Santa Patrona sono legate da molti fatti storici avvenuti nel territorio ma ci sono anche aspetti leggendari che si mescolano indissolubilmente ad entrambe, come la leggenda della Tavola dell’Angelo di Sant’Agata.

Si narra che dopo la sua morte, avvenuta nel 251 d.C., il corpo di Agata fu raccolto e deposto in un sepolcro ma, prima che questo venisse chiuso, si avvicinò un fanciullo vestito di bianco che dai fedeli presenti venne identificato come un angelo mandato da Dio,  egli depositò presso il capo di Agata una tavoletta in marmo, riportante un’iscrizione: “M.S.S.H.D.E.P.L.”. La successione di lettere sta per: “Mens santa spontanea, honori Dei et patriae liberationi”, ovvero, “Mente santa e spontanea, onore a Dio e liberazione della patria”. È possibile vedere l’iscrizione agatina sul lato destro della facciata del Duomo di Catania.

All’interno del Duomo è possibile ammirare la Cappella di Sant’Agata posta nell’abside destro. Dentro la sua “cammaredda”, sono custodite le spoglie della Santa in un busto reliquiario tutto in argento che risale al 1300 ed è l’unica opera rimasta di Giovanni Di Bartolo, orafo senese che la realizzò coprendola con più di 300 gioielli. Il tesoro di Sant’agata rappresenta la massima espressione della vocazione dei fedeli che donano per grazia ricevuta o richiesta o semplicemente in segno di rinnovata e incondizionata promessa di devozione. Ugo Longobardo, orafo catanese è colui che si occupa della “cura” e manutenzione del busto reliquiario, con lui collabora il gemmologo Gabriele Torrisi Avolio.

La prima opera di pulitura avvenne nel 1963 e fu assegnata al padre dell’orefice Longobardo dall’arcivescovo di Catania Monsignor Bentivoglio. Con la sua scomparsa l’importante onere fu affidato all’orafo Michele Casaburi. Quando questi però non riuscì più ad occuparsene, per motivi legati alla salute e all’età, decise di contattare Ugo Longobardo e di affidare lui l’incarico. 

Festa di Sant'Agata | Salvo Biglio Fotografo

Salvo Biglio Fotografo

Le candelore di Sant’Agata

Un altro aspetto imprescindibile dalla festa di Sant’Agata è il percorso, che dagli inizi del ‘900, accompagna i tredici cerei delle corporazioni o candelore (cannalori in siciliano), magnifiche opere di artigianato siculo, maestose ed eleganti. Nel 1514 se ne contavano ventidue e nel 1674 il numero delle candelore arrivò a ventotto. Il loro peso varia dai 400 ai 1200 chili, portati a spalla da almeno 12 devoti.

Un tempo servivano a illuminare il passaggio del fercolo, oggi sono un elemento culturale suggestivo da ammirare con la loro “annacata”. Ognuna di esse appartiene ad una specifica corporazione di arti e mestieri. Ce ne sono due però che non rappresentano alcuna maestranza e sono la candelora del Circolo Cittadino di Sant’Agata, custodita dall’omonimo circolo presso la chiesa Collegiata di via Etnea e il Cereo di Monsignor Ventimiglia (o di Sant’Aita), che fu fondato da Monsignor Ventimiglia nel 1766. In seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, avvenuti nel 1943, questo andò quasi interamente distrutto.

Dopo ogni fine, spesso, si assiste ad una nuova rinascita. Nel 1952 il geometra Giacomo Tropea, decise di presentare un progetto per la ricostruzione e la propose al Comune di Catania che gli diede l’approvazione. Oggi il cereo è custodito nella Chiesa di San Placido dall’Associazione Cattedrale di Sant’Agata. L’ultimo restauro è stato eseguito nel 1999. 

Queste due Candelore aprono e chiudono, sia dentro che fuori le mura cittadine, il rituale corteo dei cerei in processione, nei giorni di festa.

Tutti questi aspetti storici hanno rafforzato e ampliato, anno dopo anno, la festa di Sant’Agata, quella che oggi viviamo con piena organizzazione da parte delle autorità comunali, del comitato, dell’arcivescovado, dal circolo dei devoti, dalle forze dell’ordine e dai volontari. 

La sera del tre, nota come a sira ‘ô tri, sancisce l’inizio ufficiale delle celebrazioni e ne rappresenta uno dei momenti più spettacolari. Il Duomo si accende di luci, al suo cospetto si esibisce un concerto lirico-sinfonico che vede l’esecuzione della Cantata in onore di sant’Agata e di alcuni fra i pezzi operistici più famosi al mondo. Uno spettacolo pirotecnico colora il cielo e incanta la piazza gremita di persone, ogni anno se ne contano sempre di più. 

I fuochi sono anch’essi una tradizione che vuole essere perpetrata, questi rappresentano la “sveglia” che i catanesi suonano per Sant’Agata che, chiusa ancora nella sua “cammaredda”si prepara, da lì al mattino successivo, a riabbracciare la sua Catania con il momento più solenne, la Messa dell’Aurora, al termine del quale inizierà il giro esterno del fercolo. 

Dal giorno 3 febbraio al 5 Catania non si ferma, ma vive la propria Santa Patrona godendo di un programma che aiuta i devoti, i cittadini e i turisti a muoversi all’interno della città e a raggiungerla, anche con l’aiuto dei mezzi pubblici al fine di potere garantire il normale svolgimento delle attività quotidiane e una buona viabilità per gli abitanti del centro. 

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