Le stoffe si trasformano attraverso le sue mani che donano loro un’anima e una personalità.
Quante volte ci guardiamo indietro e pensiamo alla strada percorsa fino al punto che ci ha portati in cui ci troviamo? Dal nostro grado di appagamento o di insoddisfazione arriva una voce che suggerisce al teatro della nostra anima, se proseguire il nostro percorso o chiudere il sipario e metterci in discussione.
Siamo unici, per fortuna, e riusciamo a produrre per noi stessi dei lunghi monologhi interiori, nei quali, quando sappiamo ascoltarci, troviamo la nuova strada da imboccare.
Accade di volersi reinventare, o meglio, di volere dare spazio a quel sogno ma non solo, di volere mettere a frutto il nostro dono, quello che la vita ci ha dotato “di serie”, quello che è cucito nelle trame del nostro DNA.
Sono numerose le università che, oggi, si muovono a favore dell’orientamento alle proprie attitudini, al fine di individuare il lavoro in linea con ambizioni e propensioni dei giovani iscritti.
C’è chi invece, spinto dal cambiamento in atto già nella propria mente, affronta una rotta diversa da quella che per vent’anni è stata la propria quotidianità.
È la storia di Federica Lombardo.
Federica, laureata a Perugia in scienze della comunicazione, per la prima metà della sua vita ha svolto l’attività di agente di commercio per note aziende di tessuti. Ci ha raccontato che, il suo, è stato quasi un approdo naturale a quel mestiere, e che è cresciuta tra le stoffe, perché il padre e il nonno possedevano un’azienda di rappresentanza nel settore.
Da bambina le capitava spesso di osservare e di toccare quei tessuti colorati e diversi per consistenza al tatto. Quando poi si diventa grandi, può succedere che la vita ci sconvolga i piani emotivi. Sono questi i momenti in cui si affrontano i faccia a faccia con il nostro io. Essendo più consapevoli di ciò che desideriamo, cerchiamo di concentrare le nostre idee e le nostre forze, indirizzandole verso qualcosa che ci faccia stare bene. Proviamo a rinascere in un’identità più forte, indipendente e, soprattutto, allineata il più possibile alle nostre velleità , abbiamo bisogno di creare un luogo in cui la nostra creatività diventa come la brezza frizzante per la nostra anima.
Federica ha srotolato i fili della sua vita e ha ricominciato guardando il mondo attraverso la cruna di un ago. Per lei l’arte di cucire ha dato nuova luce alla sua storia.
La sua passione per il cucito l’ha riportata indietro nel tempo, quando all’età di 12 anni imparò all’istituto Sacro Cuore di Catania, il mezzo punto e il punto croce. La manualità ha sempre rappresentato per lei consapevolezza delle proprie possibilità e un maggiore senso di libertà e autonomia .
Sono questi gli elementi che oggi l’hanno guidata alla realizzazione di capi handmade, confezionati su misura e personalizzati con applicazioni cucite o create interamente a mano. Cappelli, camicie, pantaloni, maglie in lana o in cotone, e tante altre creazioni, per Federica tutto parte dal tessuto che le trasmette la voglia del gesto manuale in cui un ago e un filo donano vita ad un capo.
Abbiamo chiacchierato a lungo con Federica e le abbiamo fatto qualche domanda.
Federica, ami definirti artigiana del tuo show-room, quanto sei felice di esserti ridisegnata e cosa ti ha portato questa nuova attività?
La vita è imprevedibile e a seguito di alcuni eventi accaduti, ho imparato ad ascoltare un lato di me, sempre esistito ma sepolto, che mi ha permesso di andare avanti in modo inarrestabile in questa mia passione nel creare capi di abbigliamento. È stato il modo più produttivo di canalizzare le mie emozioni.
Mi piace immaginare un capo dal nulla e dargli un’anima attraverso i gesti del cucire a mano. Sono felice, orgogliosa di me.
Qual è stata la tua prima creazione e cosa ti ha spinto oltre?
La mia prima creazione per Kiki hand made è stata quella di un cappellino di lana che ho personalizzato con l’applicazione di un fiore. Poi la mia mente ha guardato avanti e ha immaginato tanto altro. Ho iniziato a osare nel tentativo di dare carattere ad ogni capo, cucendo sopra degli elementi accessori che potessero renderlo “vivo” e singolare.
Che consiglio daresti alle donne che nutrono la tua stessa passione?
Il consiglio che mi sento di suggerire alle donne, creative e non, è di non avere mai paura e di dare sfogo alla propria personalità e trovare il coraggio di mettere in pratica le proprie idee. Fare questo mi ha aiutata a chiudere un capitolo importante e riuscire a superare in modo costruttivo uno dei periodi più difficili della mia vita.
Desidero inoltre dirti che il nome “Kiki” è in ricordo di mio cugino Antonio deceduto all’età di 30 anni. Mi chiamava così quando ero piccola. Sono certa che lui oggi mi regali il suo sguardo e il suo consenso e che sia molto fiero di me.
Federica con Kiki hand made è presente in tutti i pop up market nella città di Catania. Inoltre, è possibile visitare il suo show-room in via Gramsci 152 a Gravina di Catania o seguirla su Instagram @kiki_hand_made.
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