“Luce Lavica”: una giuria d’autore per raccontare Catania attraverso lo sguardo

da | Giu 23, 2025 | Luce Lavica - Catania in Scatti, Catania

Catania si è lasciata osservare, raccontare, attraversare dagli sguardi. E a raccogliere queste visioni, condensate in oltre sessanta scatti fotografici, è stata una giuria d’eccezione: un gruppo eterogeneo di professionisti dell’immagine, della narrazione, della progettazione visiva e culturale.

“Luce Lavica – Catania in scatti” non è stato solo un concorso, ma un vero e proprio viaggio dentro l’anima della città. Sette giurati, ciascuno con un bagaglio umano e professionale diverso, hanno valutato le opere con attenzione e sensibilità, attraverso una griglia composta da sette criteri – dalla tecnica alla composizione, dalla luce alla storia – assegnando un punteggio fino a 70 punti. Da questo processo di selezione sono emersi venti finalisti e tre vincitori.

A guidare la giuria c’era Francesca Guglielmino, editrice del nostro magazine Living in the City e profonda conoscitrice del territorio. Con il suo sguardo narrativo e la sua esperienza nel marketing territoriale, ha saputo cogliere il valore profondo della fotografia come atto di memoria e resistenza.
«Accettare l’invito a far parte della giuria – ha raccontato – è stato un gesto di gratitudine verso la fotografia, l’unico linguaggio che oggi resiste al click compulsivo. Guardare senza didascalie, in silenzio, è un atto rivoluzionario. È stato per me un momento di sospensione e bellezza.»

Accanto a lei, una giuria composta e appassionata.

Giuseppe Casaburi, fotografo catanese noto per le sue campagne visive, ha partecipato a distanza, lasciando comunque una traccia forte nel percorso valutativo grazie alla sua sensibilità tecnica e comunicativa.

Vincenzo Castellana, architetto e designer insignito di una menzione d’onore al Compasso d’Oro 2024, ha offerto una lettura strategica e progettuale delle immagini.
«L’importanza di questo concorso risiede nella fotografia stessa: non solo documento, ma interprete della città, capace di restituire senso, valore e visione».

Claudio Cocuzza, fondatore di ADD Design e del celebre BOCS, ha portato con sé uno sguardo grafico e simbolico.
«In certi scatti ho trovato una profondità rara, come in quello del secondo classificato: nei solchi del volto ho intravisto i solchi della lava, segni di un’esistenza che somiglia alla nostra terra. Altri, invece, erano semplici attimi rubati. E forse sta anche lì la magia».

Alfio D’Agata, regista e direttore della fotografia con oltre quaranta film alle spalle, ha invece cercato la narrazione dentro l’immagine.
«Ho guardato ogni fotografia come un possibile fotogramma: attimi che suggeriscono storie, silenzi che raccontano emozioni. Ho seguito l’intuizione, il ritmo interno degli scatti».

Cosimo Di Guardo, fotografo pluripremiato e fondatore dell’ACAF, ha valutato ogni immagine con rigore e passione.
«Non ho deciso da solo – ha spiegato – ma ho cercato un dialogo tra lo scatto e la mia sensibilità. Oggi, con la tecnologia alla portata di tutti, la differenza la fa l’occhio. È l’attimo irripetibile che trasforma una fotografia in emozione».

Suryene Ramaget, fotografo e viaggiatore, ha portato nella giuria il suo sguardo antropologico e poetico, maturato tra Africa e India.
«Nei vincitori ho ritrovato il coraggio di osare, di andare oltre la superficie. Ho cercato verità, non spettacolo. Immagini capaci di raccontare Catania con delicatezza e profondità, con la forza di un gesto e l’onestà di uno sguardo.»

Federico Rapisarda, autore di Etna Spirit e contributor per National Geographic, ha restituito tutta la forza viscerale del legame con la terra.
«Ogni foto che parlava di lava, pietra, luce o silenzio mi ha emozionato profondamente. Mi sembrava di rientrare a casa. Questi scatti sono piccole Sicilie, cariche di simbolismo, spiritualità e quotidianità».

A sostenere il progetto fin dalle sue origini anche Nicola Vitale, imprenditore e anima di Piazza Scammacca, spazio urbano che da anni si propone come centro culturale e creativo nel cuore di Catania.
Con “Luce Lavica” ha voluto scommettere ancora una volta sulla forza della narrazione condivisa.
«Crediamo che ogni fotografia sia un seme di comunità, un racconto capace di accendere nuove visioni sulla città. Non si tratta solo di arte, ma di partecipazione, di crescita collettiva».

 

Una giuria, dunque, che non ha solo scelto, ma ha interpretato. Che ha premiato la tecnica, ma ha cercato il battito di una città dentro uno scatto. Una giuria che ha fatto di “Luce Lavica” un racconto corale, condiviso e profondamente umano.