Nell’80esimo anniversario, l’Operation Husky rivive attraverso eventi culturali e la marcia della pace, promuovendo la storia e la bellezza della Sicilia orientale.
Un museo diffuso per celebrare la pace, dedicato ai caduti durante la Campagna di Sicilia del 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale. Le iniziative per celebrare l’80esimo anniversario dell’Operation Husky, lo sbarco delle truppe canadesi, statunitensi e inglesi sulle coste siciliane nel luglio 1943, hanno coinvolto quasi tutta la Sicilia orientale e mirano a preservare la memoria storica di questo evento e a onorare il coraggio e il sacrificio di coloro che parteciparono allo Sbarco alleato sull’isola in cui gli americani persero 2700 uomini (e contarono 6mila feriti), inglesi e canadesi circa 3mila unità (più 7mila feriti e 2mila prigionieri), gli italiani soffrirono circa 4500 caduti (116 mila prigionieri e 30mila feriti) e i tedeschi 4300 morti (e 13.500 feriti).
Attraverso una serie di eventi culturali, artistici e commemorativi, si punta a trasmettere alle nuove generazioni l’importanza di questa pagina della storia. Ma c’è anche un aspetto turistico, non meno importante: la bellezza naturale, il ricco patrimonio culturale e storico e la cucina della Sicilia, attirano visitatori da tutto il mondo. Le celebrazioni offrono un’opportunità unica per i turisti di immergersi nella storia dell’isola e di partecipare a eventi speciali che combinano cultura, emozione e ricordi indelebili.
Ad aprire gli appuntamenti lo scorso marzo a Piazza Armerina la terza edizione del Forum internazionale per la pace, la sicurezza e la prosperità (Ifpsp), fondato nel 2019 per educare i giovani dell’era digitale alle sfide per la costruzione e il mantenimento della pace, della sicurezza e della prosperità nelle democrazie liberali. 50 Paesi, 150 cadetti militari e 100 istituti superiori si sono confrontati sul tema “Contrastare la disinformazione”.
Catania ha ospitato alle Ciminiere un convegno sul tema “Sicilia nella seconda guerra mondiale”. Il 10 luglio è partita la “Walk for Remembrance & Peace (WRAP), (ideata nel 2013 dal canadese Steve Gregory) per ripercorrere i luoghi dello sbarco, i punti di interesse, le testimonianze dei local insider, e il tragitto seguito dalle truppe. La marcia ha interessato gran parte della Sicilia orientale: 325 km in 20 giorni (dal 10 al 30 luglio), dalle spiagge di Pachino ad Adrano, passando per Ispica, Rosolini, Caltagirone, Leonforte, Enna, ma anche Licata, Avola ed Augusta, ed altre ancora fino a raggiungere il 29 luglio Agira, dove si è svolta la commemorazione finale.
Al primo appuntamento, il 7 luglio – una tre giorni di studi alle Ciminiere di Catania, hanno partecipano i cinque Paesi – Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Germania e Italia – coinvolti nello Sbarco.
«Questa non è la commemorazione della guerra – ha raccontato Steve Gregory, coordinatore e creatore del primo Wrap (Walking for Remembrance & Peace) – ma del sacrificio di tanti uomini e donne che hanno combattuto per la pace».. All’evento catanese hanno partecipato il generale di Divisione Maurizio Angelo Scardino, comandante dell’Esercito in Sicilia, il sindaco di Catania Enrico Trantino, Edward Llewellyn, ambasciatore del Regno Unito in Italia, Tracy Roberts Pounds, console generale Usa, Joseph Lonardo, console generale the national Italian American Foundation, Tony Loffreda, primo senatore canadese di origini italiane, Thomas Reiberling, addetto militare dell’ ambasciata di Germania.
A Pachino, nella scogliera di Funnu i varchi, il 10 luglio è partita la lunga marcia di 325 chilometri. Due ricordi su tutti della notte del 1943: quello di Gaetano Alagona che racconta come il padre diciassettenne, riuscì a salvarsi offrendo un grappolo d’uva agli alleati che lo avevano scambiato per un militare imboscato. “Capirono che era un ragazzino che si stava nascondendo per paura e chiesero acqua da bere. Mio padre raccontava che mettevano delle pasticche per disinfettare ogni liquido”. Il professor Carmelo Pisana, ricorda invece che nel 1973 giunse a Pachino tal capitano Montgomery che cercava il luogo dove era sbarcato con le truppe trent’anni prima. «Volle percorrere tutta la costa e si fermò a Porto Ulisse, riconoscendo con grande emozione la spiaggia. E mi raccontò che qui usò la pistola per l’unica volta nella sua vita, un colpo in aria per allontanare donne e bambini che si affollavano quando i militari canadesi cominciarono a distribuire cibo alla popolazione».
A Pachino era presente l’ambasciatrice canadese in Italia, Elissa Ann Golberg che ha voluto sottolineare l’importanza della memoria e della storia tra i giovani che non la conoscono. «Se non sanno, non possono evitare che tutto questo succeda di nuovo. E basta gettare uno sguardo in Europa, per comprendere quanto tutto questo si possa ripetere troppo facilmente» ha detto l’ambasciatrice.
Lasciata Pachino, la commemorazione ha toccato Ispica, Rosolini e poi Caltagirone. Nella città calatina la famosa scala di santa Maria del Monte è stata illuminata con una colomba con un ramoscello d’ulivo, formata da centinaia di fiammelle, simbolo universale di pace per ricordare l’ottantesimo anniversario dello Sbarco.
A fare commuovere la storia di Giovanni Rabbia e dei 100 orfanelli “salvati” da un Gesù Bambino che non fece esplodere una delle 12 bombe: proprio quella caduto nell’orfanotrofio dove erano ospiti.
A Enna sono stati ricordati i caduti sotto i bombardamenti alleati che precedono lo Sbarco, in cui morirono molti civili ed anche una guarnigione di giovani soldati italiani, tentando di scappare sotto le bombe e non conoscendo il territorio, cadde da una delle rocche su cui è abbarbicata la città.
Leonforte è stata ricordata per la costruzione sulla statale 121 del primo ponte Bailey in Europa: gli inglesi lo allestirono sotto i bombardamenti per poter superare il vallone Pietrangelo e far procedere i carri armati, visto che il ponte civile era stato fatto saltare in aria dai tedeschi. Il cammino si è chiuso al cimitero di Agira dove riposano oltre 400 caduti canadesi.
La marcia ha compreso incontri sulla storia della battaglia e attività commemorative in 22 città. I marciatori hanno percorso un sentiero completamente mappato e segnalato che segue il percorso compiuto dalla 1ª Divisione di fanteria canadese nell’estate del 1943 e hanno piantato più di 600 cartelli per rendere onore ai caduti. Questi cammini saranno propedeutici ad un futuro “museo diffuso”.