Dai palchi del mondo alla Sicilia: intervista a Ornella Cicero ed Evgeny Stoyanov

da | Apr 18, 2024 | Storie di oggi

Tolgo le scarpe ed entro. Al primo passo, percepisco il pavimento riscaldato dal sole tiepido, quasi avesse scelto di illuminare solo quel punto lì, dove poggio i piedi. 

È sabato mattina ed è appena terminata una lezione di danza classica.

Ad aspettarmi ci sono Ornella Cicero ed Evgeny Stoyanov, catanese lei, bulgaro lui, entrambi non più (ma si smette davvero di esserlo?) danzatori professionisti, entrambi insegnanti di danza classica, coppia sul palco e coppia nella vita. 

Dopo tanto danzare hanno scelto la Sicilia, qui alimentano da anni capacità e amore per la danza di allievi e allieve, all’interno del loro Centro Internazionale Danza, a Modica

Qual è l’origine del vostro presente?

O.C: “Tutto è iniziato da piccolissima, per accompagnare una mia parente sono entrata dentro il Bellini di Catania ed è stata una folgorazione, non soltanto perché sul palco ci fossero delle danzatrici, ma tutto il teatro mi ha lasciato a bocca aperta. In seguito la passione si è trasformata in necessità, era qualcosa che andava oltre, che rientrava nelle mie esigenze di vita. La tenacia, la fortuna di trovarmi nel posto giusto al momento giusto, mi ha permesso di entrare nella compagnia di Carla Fracci: quello è stato il primo step di una catena di eventi che mi hanno portato fino all’ultimo giorno di danza professionale.”

E.S: “La prima volta che vidi la danza fu in tv in bianco e in nero, in un campeggio in cui i miei genitori lavoravano, a dieci kilometri dalla frontiera della Grecia, nella Penisola Balcanica. Successivamente gli spostamenti mi portarono a Plovdiv, lì venni spinto da un amico a provare un corso di danza, del tutto casualmente, passai l’esame per la Scuola Statale, nonostante i miei genitori fossero totalmente contrari, e finendo il percorso iniziai subito a lavorare in teatro.”

La vostra è una storia di danza e di casualità. 

O.C: Ci siamo conosciuti perché c’era un’audizione per una compagnia greca, a Roma. Eugenio era lì in qualità di assistente audizione. Io stavo a Catania, giravo lavorando per la compagnia della Fracci, era un periodo in cui volevo cercare anche altro, del resto, tutte le mie opportunità lavorative sono nate da una delusione, quest’incontro mi ha cambiato la vita eppure è nato da un’audizione precedente andata male.

Ci siamo poi sposati in Grecia, l’anno dopo… chi non vorrebbe sposarsi in un’isola greca. È stato un matrimonio bellissimo, per la semplicità e la magia. Caso volle che proprio in quel periodo lavorassimo alla produzione “Zorba il greco” e lui interpretava Zorban mentre io madame Hortense, quindi, una storia nella storia

L’intreccio annoda i vostri fili in Sicilia. Ornella Cicero ed Evgeny Stoyanov, perché avete scelto di stabilirvi a Modica?

C: La vita ci ha fatto spostare tanto, fino a che per puro assoluto caso siamo capitati a Modica, perchè c’eravamo trasferiti da Roma a Catania, per via del mio lavoro al teatro, Eugenio aveva deciso di dedicarsi all’insegnamento, perciò poteva essere in qualunque parte d’Italia. 

Modica è stata una scelta d’amore, abbiamo scelto di investire qui, pur non conoscendola, ci siamo fidati del suo fascino, e oggi viviamo nella stessa casa sui tetti della città che scegliemmo anni fa e non ce ne siamo pentiti. 

Da questa città ha vita la vostra scuola di danza, il Centro Internazionale Danza, che è cresciuto poco alla volta, un passo dopo l’altro. 

E.S: Amo tantissimo insegnare ed è venuto naturale creare uno spazio piccolissimo, vicino casa, sulle scale di Modica, difficile da raggiungere rispetto alla comodità di una scuola in una zona più servita. Questo mi ha permesso di avere persone più motivate, di selezionarle, perché chi voleva seguire le nostre lezioni riusciva a superare l’ostacolo di una comodità mancante. 

Con tutte le difficoltà di una città che non conoscevamo, siamo riusciti a creare un luogo di formazione che poi ha avuto anche altre direzioni correlate, come l’International Ballet Competition, un concorso di ben quattordici edizioni, con danzatori da tutto il mondo e una giuria di prestigio internazionale.

La quattordicesima edizione del concorso IBC, l’ultima, si è svolta nel 2019, perché avete smesso di alimentare una realtà culturale che nel corso degli anni è cresciuta, al punto tale da diventare uno tra i concorsi storici di danza in Italia? 

E.S.: Fino alla quattordicesima edizione ci abbiamo provato, nonostante le enormi difficoltà logistiche, economiche, organizzative. Non è stato compreso che questa non fosse un’impresa privata ma collettiva, non si è capita, a livello istituzionale e non soltanto, la passione e la volontà di creare una cinque giorni con danzatori e danzatrici dalla Russia, dalla Corea, da ovunque, e che poi sostavano in Sicilia per più tempo, nei giorni successivi al concorso. Abbiamo offerto al territorio le nostre conoscenze e il desiderio di dare.

La mia filosofia è che se ce n’è di bisogno, si fa, se il senso viene perso, preferisco non fare.

O.C: In Italia la danza è sempre stato il fanalino di coda, l’instabilità è enorme.

Per quanta passione puoi avere, per quanto il tuo impegno possa essere massimo, se hai una Ferrari e sogni che un giorno possa diventare una Ferrari ma poi ti accorgi che rimane sempre frenata da qualcosa che non cambia e non dipende da te, lì subentra la stanchezza. Abbiamo capito che serviva comunque un sostegno esterno, che da soli non avremmo mai potuto farcela. Il desiderio di riprendere in mano il progetto c’è, si riaccende tutte le volte in cui qualcuno ci incontra e ci chiede di rifarlo, di riprovarci, chissà che non riaccada.

Resistere al covid, alle difficoltà di un territorio innegabilmente poco incline alla danza, addirittura rispondere con una sede nuova che raddoppia gli spazi e di conseguenza l’impiego di energie, non è poco. Come si rigenera la passione, come la si tiene in vita?

O.C: La danza mi ha salvato, il percorso della danza, l’insistere, il crederci, ogni cosa negativa mi ha dato opportunità. È il percorso che fai per raggiungere il risultato, una continua ricerca di qualcosa che ti faccia fare anche un passo minuscolo in avanti, è stato per me una preziosità nella mia vita, al di là della danza in sé. Questo è ciò che provo a trasmettere ai miei allievi, ogni giorno. 

E.S: Vedere i ragazzi meravigliarsi dei risultati raggiunti è la soddisfazione più grande. Il rapporto umano che si crea è meraviglioso, il processo interpretativo è la cosa più difficile, soprattutto perché qui in Sicilia, qui a Modica soprattutto, c’è poca possibilità di vedere danza, non esiste un cartellone dedicato, ecco perché è più impegnativo far fiorire tecnica e anima, senza il supporto dell’esperienza da spettatori, che è una parte fondamentale del processo di crescita.   

Non importa che diventino ballerini professionisti, arrivare a dire “io questo sono riuscito a farlo” è ciò che conta, ciò che fuori dalla sala ti fa affrontare la vita a testa alta.

Quali sono i passi futuri? 

O.C: Vorremmo con il tempo che il nostro centro diventasse non solo formazione ma anche lavoro – concludono i due insegnanti – creare un punto in cui direttori di compagnia, di teatri, possano proporre audizioni di interesse per il sud Italia. Per i nostri ragazzi siciliani spostarsi è l’unico modo per provare la strada della danza e questo comporta spese importanti. Trasformare questo luogo in un epicentro lavorativo, di occasioni per i ragazzi è l’aspirazione che abbiamo.

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