“Se cadi, rialzati più forte. Impara dai tuoi errori”. Sono le parole che risuonano come un mantra nel trailer di presentazione di un film che racconta la storia di Paolo Pizzo, un campione che prima di conquistare l’oro olimpico con la sua spada nel 2011, ha dato l’affondo vincente al suo male, un tumore al cervello, a soli tredici anni.
“Nella vita si cade e ci si rialza. Ma a volte si sta a terra e si deve guardare tutto da quella prospettiva prima di tirarsi su”. Sono gli insegnamenti di vita ai quali Paolo Pizzo, spadista catanese due volte campione del mondo, si è aggrappato per affrontare profonde difficoltà, raccontate senza retorica nel film, “La stoccata vincente”, che andrà in onda domenica sera in prima tv assoluta e in prima serata su RaiUno. Nei panni di Paolo c’è l’attore palermitano Alessio Vassallo, il padre è Flavio Insinna, mentre l’attrice catanese Egle Doria interpreta la madre Patrizia.
Il film, tratto dal libro libro scritto dal giornalista Maurizio Nicita, ripercorre la vicenda sportiva e umana del campione: dall’infanzia serena con la famiglia, ai sintomi della malattia, un tumore nell’area motoria del cervello. Poi l’operazione, le cure e l’inizio di sua splendente carriera che consacra Paolo Pizzo campione del mondo nella sua Catania nel 2011 e poi nel 2017 ma anche argento olimpico a squadre a Rio de Janeiro.
“È una storia molto dura che mi ha lasciato profonde cicatrici, che mi hanno insegnato a godermi ogni attimo di questa esistenza, per quanto non ci sia nulla di scontato – racconta Paolo Pizzo, dalla sua casa di Roma, mentre le sue due bimbe lo aspettano per andare dai nonni – Io sono stato molto fortunato e credo nelle possibilità di ribaltare le situazioni più difficili. Io ci sono riuscito solo grazie al supporto della mia meravigliosa famiglia”. E la famiglia di Paolo Pizzo è una istituzione dello sport catanese. Il padre, Piero Pizzo, figlio di Liliana Pizzo, l’indimenticabile icona del volley italiano (uno scudetto con in campo le figlie Tiziana e Donatella) è stato il primo allenatore di Paolino.
“Nel 1996 ero un ragazzino pieno di energia – racconta ancora lo spadista iridato – facevo calcio, pallavolo e mi stavo specializzando nella scherma. Iniziai ad avere dei fortissimi attacchi epilettici, ma li nascondevo a tutti perché volevo fare le gare. Un giorno mia sorella si accorse di tutto e da lì iniziò la mia lotta”.
Il film mostra una Catania fuori dagli schermi. Le scene girata sull’Etna sono spettacolari. “Ho insistito in prima persona per far emergere questa immagine della mia città – conclude Pizzo – faccio parte di una generazione che non ne può più di sentire la nostra terra raccontata solo per i suoi vizi, per il malaffare. Basta! Sono fiero che la mia storia rappresenti valori di onestà intellettuale, lotta contro le avversità e rivalsa”.