Carmelita Calì racconta il Premio Internazionale Garofano d’Argento 2025: un’eredità lunga mezzo secolo

da | Nov 20, 2025 | In giro e dintorni

Il Premio Internazionale Garofano d’Argento, giunto alla sua cinquantunesima edizione, rappresenta un’eccellenza culturale e florovivaistica della Sicilia. E non solo. Carmelita Calì ci racconta con entusiasmo e commozione la storia del premio, la sua evoluzione internazionale e l’eredità del padre, fondatore dell’iniziativa.

Tra tradizione e innovazione, il premio continua a celebrare personalità e valori che non appassiscono mai.

1. Carmelita Calì, lei è l’organizzatrice di uno degli eventi più importanti e longevi del nostro territorio: il Premio Internazionale Garofalo d’Argento, giunto alla sua cinquantunesima edizione. A questo proposito, le chiedo: qual è il segreto che le ha permesso di portare avanti con successo il premio per così tanti anni?

Il Garofano d’Argento è un premio di famiglia, in quanto ideato da mio padre. Io lo seguivo sempre in questo percorso e mi sono sentita proprio avvolta dall’idea; mio padre – Carlo Calì – ci teneva tantissimo. E poi tutti gli amici, chi conosceva il premio, e anche a livello internazionale mi chiedevano sempre ma quando organizzi il premio? Agli albori era una mostra mercato dei fiori che si svolgeva in dieci giornate, con tantissimi eventi. In quel periodo sono stati premiati moltissime persone, tra cui Pippo Baudo.

Mio padre, peraltro, si interessò per i fiori del matrimonio del noto presentatore con Katia Ricciarelli. La mostra mercato, poi diventò Garofano d’Argento, Festa dei Fiori e si è trasformato fino a diventare quello che è oggi.  La determinazione è stata tanta, un percorso faticoso per sostituirmi a mio padre che era conosciutissimo però con la mia capacità riesco a portare avanti il premio da quattordici anni.

2. Qual era il significato simbolico del premio secondo suo padre e quale valore dava all’esperienza dei premiati in Sicilia?

Mio padre diceva sempre che chi veniva premiato doveva venire a ritirare il premio personalmente in Sicilia per conoscere il territorio, il nostro turismo, le nostre bellezze e chiamava simpaticamente il premio come “il fiore che non appassisce mai”, alludendo al garofano in argento puro assegnato ai vincitori in ogni edizione.

3. Un premio internazionale, infatti, tra i premiati non solo ci saranno esponenti da ogni parte della Sicilia e dell’Italia, quindi da nord a sud, ma anche dall’Europa, come Grecia e Danimarca. Come è nata questa dimensione internazionale?

Nel 2019 abbiamo portato il premio a Papa Francesco, un vanto per l’Associazione Culturale Fiore di Giarre dell’Etna, ente che gestisce il premio, nato peraltro proprio a Giarre. Poi quando mio papà si è ammalato ho dovuto prendere io il premio in eredità ed ho deciso di spostarlo su Catania perché volevo dare una mia impronta.

I premiati vengono da tutte le parti del mondo; europei, come quest’anno, ma sono già venuti dall’Indonesia, dalla Colombia, dagli Stati Uniti, da tantissime parti del mondo. Ecco perché il premio è riconosciuto praticamente ovunque. Mio padre ebbe l’intuizione di lanciare il Florovivaismo Ionico Etneo, in un’epoca in cui in pochi sapevano cosa fosse il Florovivaismo. E quindi il suo nome è girato dapprima in questo settore, per poi estendersi anche in altri settori solo apparentemente lontani.

4. Come immagina il futuro del Premio Garofalo d’Argento?

Qualche volta ci ho pensato, però ancora non sono riuscita a concretizzare la cosa. Io spero che qualcuno dei miei figli, quando io non ci sarò più, lo porti avanti, anche perché è parecchio longevo, sarebbe un’enorme soddisfazione, per me e per la mia famiglia. Per mio padre che l’ha ideato.