Agata Donna per le Donne, l’associazione onlus per la prevenzione e la diagnosi del tumore alla mammella
Il 5 febbraio del 251 moriva Sant’Agata. Delle martiri del III secolo è la più conosciuta per il supplizio che le fu inferto: l’amputazione dei seni.
Dopo avere subito questa ennesima e dolorosissima brutalità, si dice abbia avuto la forza e il coraggio di pronunciare una frase emblematica che, ancora oggi, rievoca il culmine della sua sofferenza in chi la legge: “Uomo crudele, hai dimenticato tua madre e il seno che ti ha nutrito per osare mutilarmi in questo modo?”.
Sono numerosi i dipinti che la raffigurano con i seni recisi e, per questo, viene considerata la santa patrona protettrice di tutte le donne sofferenti di tumore al seno o di malattie e disturbi collegati allo stesso. Il seno di una donna, dona e accoglie la vita, nutrendola, motivo per il quale per ognuna non è semplice affrontarne la patologia più grave, sia dal punto di vista fisico che emotivo.
Oggi più di ieri sono numerosi i mezzi a disposizione per avere quel grado di informazione necessaria a capire come agire e prenderci cura di noi stesse e della parte più femminile e materna del nostro essere. La prevenzione è il primo gradino verso la conoscenza che, nella maggior parte dei casi, riesce a salvare la vita e a ridurre al massimo l’incidenza del tumore, migliorando le prospettive di guarigione.
Esistono diverse associazioni, costituite da medici che oggi si muovono a scopo statutario.
Abbiamo incontrato la Dottoressa Sara Pettinato, chirurga e senologa presso U.O. di senologia dell’ospedale Garibaldi “Nesima”, fondatrice insieme ad altri soci dell’Associazione Agata Donna per le Donne Onlus.
Dottoressa Pettinato quando nasce l’associazione e con quale scopo?
L’associazione Agata Donna per le donne nasce nel 2006 per due fondamentali motivi. Il primo è quello di avere un dialogo più fluido con le istituzioni in materia di prevenzione, terapie, riabilitazione, formazione del personale medico, ricerca scientifica, informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Il secondo motivo, non meno importante, è quello di coccolare la donna nel post guarigione, perché paradossalmente il periodo più difficile per una paziente è quello in cui le si dice che è guarita e non ha più bisogno di tornare periodicamente in ospedale, se non per i controlli annuali.
La donna in quel preciso momento ha la necessità di non restare da sola perché ha la paura di cosa potrà accadere durante l’arco dell’anno, quindi in questo senso, l’associazione ha uno scopo statutario, ovvero di colmare quello spazio in cui le istituzioni non possono più entrare.
Quali sono le percentuali di oggi legate alla prevenzione?
Purtroppo la risposta allo screening qui al Sud è ancora molto bassa, si parla del 20-30% contro l’80-95% della percentuale registrata nella regione Lombardia. É importantissimo ribadire che “saperlo in tempo ti salva la vita”, perché oggi non si muore di tumore alla mammella ma si muore di metastasi del tumore alla mammella e per questo è necessario diagnosticarlo nella fase precoce. I controlli periodici che, per buona parte sono a carico del Sistema Sanitario Nazionale, i cosiddetti screening, servono a questo e sono fondamentali.
Ricordo il numero verde, da me chiamato “numero salva vita” 800 894 007, al quale le donne che rientrano nella fascia d’età cinquanta – sessantanove anni possono prenotare una volta ogni ventiquattro mesi, gratuitamente e senza alcun tipo di richiesta medica. Naturalmente, il controllo va fatto almeno una volta l’anno, pertanto ci si può rivolgere anche a molti altri centri in convenzione.
Cosa possono fare le istituzioni?
Le istituzioni possono aiutare nella divulgazione costante attraverso l’informazione affinché possa avvenire un vero e proprio cambiamento culturale. Se si pensa che i tumori di 0,5 cm hanno un indice di guarigione pari al 99.2% si può ragionare per fare programmi di comunicazione continua, informazione periodica nelle scuole, investimenti per progetti itineranti, soprattutto nelle zone periferiche della città. Questo e molto altro a favore della sensibilizzazione.
Quanto conta la fede per una donna affetta da tumore al seno?
La fede e la devozione aiutano moltissimo. Sant’Agata ha fatto molti miracoli e io ne ho percepito la sua presenza in alcuni casi di estrema gravità. Sant’Agata ci aiuta nella quotidianità, nel sorriso che portano i volontari in reparto alle pazienti ricoverate, e a noi medici soprattutto.Sant’Agata fu mutilata, noi operatori del settore è l’ultima cosa che vorremmo dover fare con le nostre pazienti, per questo insisterò sempre sul tema della prevenzione.
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