CATANIA – Ha ventuno anni e uno sguardo già maturo, capace di fermare il tempo in un’immagine che parla senza bisogno di parole. Sara Passalacqua, seconda classificata al concorso fotografico Luce Lavica, ha conquistato la giuria con “Usura”, uno scatto che affonda nelle pieghe più profonde dell’esistenza.
«Non avrei mai immaginato di vincere questo concorso – racconta – mi reputo troppo giovane per rientrare già tra i venti finalisti. E invece eccomi qui, emozionata e grata». Il suo scatto nasce da un incontro inaspettato, durante una passeggiata tra i banchi della storica pescheria di Catania. «Ho visto un signore anziano che mi ha commossa. Stava asciugando le lacrime e sono rimasta rapita dai solchi del suo viso. In quei solchi, ho letto la sua storia. Da lì è nata “Usura”: dentro la sua pelle, i suoi ricordi, la sua vita. Un’usura della vita che resta indelebile, come un tatuaggio».
Un’immagine intensa, intima, dove la fragilità si fa forza e il tempo diventa protagonista. La giovane fotografa, originaria di Messina, osserva Catania con uno sguardo esterno ma profondamente empatico. «Non sono catanese, sono una fuori sede. Forse per questo ho un occhio di riguardo, uno sguardo diverso. Catania mi sorprende sempre: esco per strada e incontro emozioni suggestive, vive, che mi attraversano».
“Usura” è lo specchio di una sensibilità rara, capace di trovare poesia nella verità del quotidiano. Con la sua fotografia, Sara Passalacqua dimostra che l’età è solo un dettaglio, ciò che conta è la capacità di vedere. E lei, senza dubbio, vede molto lontano.