Spumanti dell’Etna 2025: edizione da record per le bollicine d’altura

da | Dic 5, 2025 | Eventi e racconti delle città dell'isola

Nella bellissima e suggestiva cornice di Palazzo Biscari si è concluso Spumanti dell’Etna 2025, l’evento dedicato alla spumantistica d’altura, che ha animato il weekend nella città etnea.

In questi tre giorni, nelle varie location che hanno ospitato la kermesse – Tenute Nicosia, Cantine La Contea, Cantine Murgo – tra degustazioni e masterclass con tecnici del settore, sono emersi degli spunti davvero interessanti. Negli ultimi anni l’Etna ha ottenuto una posizione di prestigio in Italia per quanto concerne il mondo delle bollicine; oggi, infatti, sono tanti i produttori di spumante attivi sul vulcano, un numero in continua crescita e lontano dalle cifre esigue degli esordi.

Una crescita esponenziale che racconta l’ascesa di un distretto ancora giovane, ma già estremamente vivace e pronto a dare ulteriori soddisfazioni. “Bollicine uniche, inedite, in piccoli numeri… che possono incontrare il piacere di una beva differente, insolita”, gli spumanti dell’Etna sono prodotti che attirano gli appassionati alla ricerca di autenticità e di riscoperta dei sapori del territorio, sorso dopo sorso.

Etna, bollicine storiche e numeri veri: l’importanza della fiducia 

“Lo spumante si faceva molto, molto prima” della celebre leggenda di Dom Pérignon, ricordano i relatori; già nel 1622, ossia quasi cinquant’anni prima che il monaco francese iniziasse la sua attività, in Italia circolava già un trattato medico che discuteva circa gli effetti del vino frizzante sulla salute.

Nel 1570 Girolamo Conforti col suo Libellus de Vini Mordaci descriveva la produzione di anidride carbonica durante la fermentazione; a quei tempi i vini venivano chiamati “raspanti” o “mordaci”, e perfino i monasteri eseguivano delle sperimentazioni di controllo della temperatura conservando i recipienti con acqua fredda.

Nel corso delle tre giornate dedicate al mondo del bollicine, non si è persa l’occasione di affrontare altresì un tema delicato: quello della trasparenza. In un territorio ancora in via di definizione, i dati ufficiali non sempre coincidono con le dichiarazioni dei singoli produttori: “A volte i conti non tornano… come è possibile che con un ettaro di vigna si producano 8.000 bottiglie?” osserva uno dei relatori. La richiesta è chiara: numeri verificabili, un rapporto onesto tra chi produce e chi beve solo così sarà possibile andare avanti e gettare le basi per un futuro ancora più promettente. Soprattutto perché l’Etna vive oggi una fase di attenzione globale e un eccesso di entusiasmo può generare rischi comunicativi.

L’autenticità del territorio in un sorso

Nel corso delle masterclass e degustazioni anche i meno esperti hanno potuto appurare la presenza dell’Etna nelle bollicine, a dimostrazione di come la vera firma, infatti, rimanga il territorio. I suoli lavici, le altitudini estreme sono tutti elementi che imprimono un’identità forte e riconoscibile: bollicine che sollecitano e stuzzicano il palato, vini dai sapori fruttati, speziati e anche dal retrogusto floreale, una vera coccola per le note olfattive, di gusto e non ultima la vista, le bollicine che si sprigionano seguendo ognuno le proprie traiettorie; circolari, lineari o delicati, un piacere multisensoriale.

Insomma, una firma che sopravvive anche alle diverse interpretazioni stilistiche delle cantine che hanno dato vita al weekend più brioso dell’anno, un prezioso – ed anche divertente – appuntamento che ha entusiasmato i cittadini ed i turisti, approdati in città per partecipare all’evento e scoprire in prima persona il territorio attraverso i suoi sapori, accogliendo l’iniziativa con forte entusiasmo.