Giovani Tradizioni Siciliane è l’azienda che nasce dall’ambizione di Claudio La Placa e Mauro Calvagna che restaurano un mulino e lo riportano in vita.
La Sicilia, terra di bellezza e di bontà, di fascino e mistero, di passione e impeto. La Sicilia. terra dal manto corazzato ma dal cuore morbido e profumato, come quello del pane appena sfornato.
In queste righe vi racconterò una storia che sa di sapore antico e di ritorno alla tradizione, quella che per i Siciliani è legata in particolare alla cultura del cibo e del suo naturale ciclo di produzione nel quale si conserva, ancora oggi, il nostro sconfinato patrimonio.
Per spiegarvi meglio faccio un salto indietro e vi riporto nel lontano 241 a.C., alla fine della prima guerra punica, quando la Sicilia fu conquistata dall’Impero Romano e divenne centro di vitale importanza per la sua prosperità e per la posizione geografica strategica. La La Sicilia in brevissimo tempo divenne la prima provincia romana, nonché granaio del grande impero, trasformandosi in un grandissimo campo coltivato con viti, ulivi, orzo e soprattutto frumento. Fu proprio il grano la materia prima ad essere coltivata e considerata importante come l’oro.
Oggi se abbiamo la fortuna di potere gustare ogni tipo di pane, pasta o prodotti derivati da varietà di grano di cui spesso magari non conosciamo neanche il nome, è perché esistono mulini antichi che lavorano per estrapolare il meglio dalla nostra terra, perpetrando quelle tradizioni e farle restare saldamente ancorate al nostro territorio.
I mulini antichi però vanno restaurati, riportati in vita per potere garantire le attività rigogliose della produzione. Ed è proprio dal restauro di un mulino a pietra che nasce l’idea di due giovani “sognatori attivi”: Claudio La Placa e Mauro Calvagna.
Claudio e Mauro, mossi da un desiderio ardente, quello legato alle radici della nostra terra e la cura del nostro patrimonio, sognando a voce alta e ad occhi aperti hanno deciso di unire le loro forze in un’unica realtà e di darsi da fare per ristrutturare un vecchio mulino. Il loro mordente è stato quello di iniziare un percorso di riqualificazione della cultura agricola, portando avanti un progetto di completamento della filiera del grano. Questo progetto ha visto la nascita dell’azienda Giovani Tradizioni Siciliane.
Ho incontrato Claudio e gli ho fatto qualche domanda per conoscere meglio il loro progetto.
Oltre il sogno esiste un’ispirazione, ci racconti qual è stata la vostra?
La nostra azienda ha origine proprio dall’unione di due giovani che, per svariati motivi, si trovavano già nel mondo del grano e, nello specifico, dei grani antichi. Occorre precisare, per chi non lo sapesse, che quello dei grani antichi è un concetto che è nato in un tempo passato per rendere autonomi i produttori dai sementifici e salvaguardare allo stesso tempo il patrimonio genetico della biodiversità siciliana. La scelta di avere un molino aziendale a pietra, è stato fondamentale, proprio per potere programmare la nostra produzione in modo totalmente indipendente. Ci piace definirci “genitori” dei nostri prodotti perché seguiamo tutte le fasi della produzione, dalla semina alla tavola. Avere riportato il mulino nel centro abitato di un paese come Belpasso, alle pendici dell’Etna dona la possibilità a chiunque di potersi affacciare e guardare dentro per osservare da vicino il nostro lavoro. È il modo migliore per raccontare il lavoro artigianale.
Quali sono i punti di forza dei vostri prodotti?
La scelta di avere un molino aziendale è strettamente legata alla possibilità di potere seguire direttamente la produzione di piccoli lotti, per i quali riusciamo a garantire la freschezza e l’elevata qualità. Ci piace trasmettere e spiegare sempre che il nostro è un prodotto totalmente artigianale, a questo proposito amiamo dire che “resta vivo”, perché privo di tutti i passaggi di produzione industriale che di fatto, purtroppo, riducono al minimo la materia prima del germe di grano. Naturalmente abbiamo dovuto imparare sul campo e lo abbiamo fatto anche grazie a un anziano mugnaio di Villapriolo (frazione all’Isola di Sicilia) che ci ha spiegato tutto quello che c’era da sapere sui mulini a pietra e l’arte della rabbigliatura, riuscendo ad ottenere un prodotto che piace a noi e ai nostri clienti, trasformatori professionali e privati. Questo, anche se può sembrare banale, ha dato valore aggiunto al nostro prodotto, fatto di storia e tradizione che nel tempo è stata perpetrata. Oltre la produzione dei grani antichi abbiamo quella dei legumi in biologico e, avendo certificato il mulino, siamo riusciti a garantire la filiera.
Come vi state promuovendo e su quali mercati siete già posizionati?
Attualmente il nostro mercato è quasi del tutto locale, anche se, attraverso il nostro sito internet abbiamo acquisito dei clienti oltre porta che sistematicamente si riforniscono dei nostri prodotti. Il contatto diretto con il pubblico, sia privato che conto terzi, è ciò che desideriamo possa restare perché abbiamo già avuto modo di scoprire quanto sia bello e importante diventare il punto di riferimento per i nostri clienti. Un prodotto che sul mercato si è subito espanso con successo è “Bedda di Sicilia”, una farina nata dal frutto di una sperimentazione agronomica. L’abbiamo creata sulla scia dei campi evolutivi; la sua base è caratterizzata da un miscuglio di grani antichi, i quali essendo coltivati tutti in un unico terreno, nel tempo, hanno dato vita ad una nuova farina dalle caratteristiche organolettiche variegate, introdotte e auto adattate al miscuglio stesso.
Avete progetti futuri che state già coltivando?
Riguardo la filiera del grano possiamo dire che è quasi completa; abbiamo stretto una partnership con un pastificio che produce la nostra pasta e con un forno che trasforma per noi settimanalmente pane e focacce su richiesta. Con entrambi è nato un sodalizio che ci appaga molto professionalmente. Stiamo lavorando ad un progetto che prevede un nuovo impianto di pistacchio nella zona di Enna. Una nuova “sfida” è alle porte. Naturalmente la nostra attenzione sul mulino non mancherà ma, essendo in due, in un “gioco di alternanza”, riusciremo a dedicare il giusto tempo ad entrambe le cose. L’idea è quella di avere un paniere sempre più ampio e completo da potere offrire al consumatore finale, anche sotto forma di associazioni d’impresa con altre aziende.