Di che colore è il cielo oggi? Quali sfumature di azzurro o di grigio contiene?
Probabilmente non ci abbiamo neanche fatto caso, oggi, come ieri e come domani, o forse domani no. Riflettevo sulla presenza a noi stessi, quella che rende importante l’uscire di casa e vedere realmente, anziché proseguire spinti dalla superficialità invadente.
Tra tutti, questo, è il pensiero che è rimasto addosso ai miei vestiti, dopo aver incontrato e conosciuto Martina Orsi, toscana d’origine e siciliana di adozione, fondatrice di The Yoga House, “un luogo di trasmissione – e non di insegnamento – dello yoga”, a Modica.
Il fascino di un’attività che parte dal corpo ma che ad esso non si ferma lo trovo nella costanza con cui si espande, e che in poche frasi Martina Orsi racconta.
“Praticare yoga è per me una continua lotta, ed anche una continua scoperta, una fonte di riflessione, di cura, di amore nei miei confronti”.
È una pratica che arriva nella tua vita per necessità o per casualità?
“Il mio legame con lo yoga nasce nel 2008 per puro caso quando un’amica mi chiede di andare a provare una lezione. Io mi convinco perché ero consapevole che dovevo prendermi cura del mio corpo, che da anni trascuravo, nonostante una ipercifosi diagnosticata all’età di dieci anni che negli anni ho gestito con il nuoto, fisioterapia, ginnastica correttiva, tutte cose che affrontavo malvolentieri.
Finché a diciassette anni un medico mi propose di indossare un corsetto in gesso, dopo quei sei mesi traumatici cominciai a rifiutare completamente il mio corpo e l’idea di prendermene cura. Le palestre per me erano ambienti o noiosi o tossici, considerata l’età e il giudizio altrui. Ma dentro di me avevo sempre coscienza che il rifiuto fosse una cosa sbagliata.
Lo yoga non era diffuso come adesso ma già si sapeva fosse considerata quasi una ginnastica dolce e quindi da quell’episodio sono entrata in contatto con questa pratica, che inizialmente fu un andare a lezione due volte a settimana, per sentirmi un po’ a posto con me stessa.
Pian piano è nata in me l’esigenza di renderlo più frequente ed è nel 2016 che ho incontrato l’Ashtanga yoga, un metodo che mi ha permesso di rendere lo yoga una pratica quotidiana”.
Cosa ti àncora a questa attività?
“La cosa che mi stimola di più nel mantenere questa disciplina è il modo in cui la pratica mi sorprende. L’Ashtanga yoga è basato su una o più sequenze di posture che con il tempo padroneggi. Questo mi permette di essere ogni giorno stupita e di scardinare quella prevalenza della mente razionale, narrativa, descrittiva, a favore invece dell’ascolto, della percezione, dell’entrare realmente in contatto con ciò che si è e non ciò che si pensa di essere. Mi capita molto spesso di alzarmi al mattino, non avere voglia, avere il corpo rigido e quindi pensare che sarà una pratica obbligata, noiosa, e invece il corpo reagisce in modo totalmente diverso, e viceversa”.
Dalla pratica al desiderio di condividerla.
“Praticare non vuol dire insegnare, anche perché non sempre una pratica fisica avanzata coincide con una capacità di portare i principi dello yoga nella propria vita, penso sia solo in quel momento che si è in grado di trasmetterli.
Ho iniziato nel 2020 assistendo il mio insegnante a Pisa. Quando poi mi sono trasferita qui in Sicilia, è sembrato che accadesse naturalmente.
Penso che la chiave sia non scindere tra la pratica, quindi continuare ad esercitare il mio percorso, e la trasmissione della mia esperienza. Non amo creare una gerarchia: anch’io ho una mia insegnante, in realtà siamo tutti nello stesso percorso, in tappe magari diverse, quindi penso non si tratti di insegnare, quanto di trasmettere”.
Fino ad aprire The Yoga House, una realtà siciliana, modicana per l’esattezza, nata nel 2022 e a stretto contatto con un territorio ancora neofita in termini di pratiche olistiche.
“Arrivo in Sicilia dopo 13 anni a Pisa insieme a mio marito, di origini siciliane, che ha un agriturismo a Rosolini. Qui decidiamo di trasferirci, per una qualità della vita che al nord non potevamo avere.
Facevo lezione di yoga nel suo agriturismo e mi viene l’idea di farne un lavoro, dopo aver guardato intorno a me ed essermi accorta del vuoto che c’era riguardo alle pratiche yogiche, mi viene in mente di aprire la sguardo verso Modica che mi dà più input. È stato tutto molto veloce: apro una pagina di un portale di annunci immobiliari, trovo il locale giusto, lo affitto e nel giro di quattro mesi The Yoga House diventa una realtà”.
Sembra impossibile scindere lo yoga dalla natura, un po’ quell’allenamento all’ascolto che non puoi slegare dalla capacità di comprendere: in che modo vivi questo binomio che per te, nata in una città industriale, è una novità?
“La natura mi spaventa molto essendo cresciuta in un ambiente totalmente dissonante da essa, ma allo stesso tempo è sempre stata ricercata. Non mi piace l’acqua profonda, soffro di mal di mare ma guardare il mare per me è sempre un’emozione.
Mi fa sentire piccola, mi dà l’idea di potermi situare in un posto, mi fa sentire al confine tra l’acqua e la terra. Non pratico in spiaggia, penso sia un’idea romantica, e invece nell’atto pratico è molto scomodo, perché l’Ashtanga è una pratica molto fisica. Sedere in natura e lasciarsi coinvolgere da ciò che è intorno a te è già una pratica di yoga che vivo in prima persona tutte le volte che posso. Ti permette di entrare in contatto con la tua vera essenza”.
Allontanandoci da una qualsivoglia interpretazione sognante, a tratti spirituale, quale praticità appartiene allo yoga?
“Uno dei suoi principi fondamentali è il non attaccamento, l’insegnarci che noi non siamo ciò che pensiamo e anche se i nostri pensieri faranno sempre parte di noi, possiamo distaccarci da essi per cercare di non farci condizionare. Lo yoga ci dà l’opportunità di attribuire ai pensieri un nuovo significato e un nuovo impatto sulla nostra esperienza di vita, per questo è di grande aiuto per chi soffre di disturbi d’ansia.
Sotto il grande ombrello della parola “stress”, lo yoga con pazienza e costanza ci può dare degli strumenti che devono essere applicati al di fuori dello spazio del tappetino.
Negli anni io per prima ho smesso di fumare, ho tagliato rapporti tossici, a prendermi le mie responsabilità, con scelte anche politiche, che coinvolgono me e ciò che mi circonda.
Considero lo yoga come una cassetta degli attrezzi che ci viene donata e poi sta a noi utilizzarla per costruire ciò che ognuno di noi vuole, desidera, ha bisogno”.