Converranno tutti con noi che i romanzi di Costanza DiQuattro tracciano insieme una mappa precisa e attenta di Ragusa Ibla.
Difficile quindi per noi scegliere un solo libro dell’autrice per la nostra rubrica “Libri da visitare”. Tutti aprono una vera e propria finestra sul tardo-barocco di Ragusa e tutti descrivono con minuzia i percorsi dei protagonisti.
Uno in particolare, però, ci permette persino di scoprire riferimenti storici dell’antica connotazione geografica della città.
Si tratta della sua ultima uscita “L’ira di Dio”, edita da Baldini+Castoldi, che narra la storia di padre Bernardo a cavallo con il terribile terremoto dell’11 gennaio 1693. Quest’ultimo distrusse la città, portando in rovina tutti i suoi abitanti.
Il suo libro si apre con una famosa poesia popolare di allora che dice:
All’unnici ri innaru a vintun’ura (L’undici di gennaio a ventun ora)
tuttu lu munnu si misi’nruvina (tutto il mondo cadde in rovina)
se nun era pi Maria, nostra patruna, (se non era per Maria, nostra patrona)
tutti forrumu muorti all’ura a ora (non esisteremmo più d’allora a ora)
Abbiamo avuto il piacere di intervistare l’autrice in occasione della sua presentazione a Paternò (CT). In merito a Ragusa ci dice: “L’onda del terremoto distrusse il Val di Noto, per cui ciò che vediamo adesso a Ragusa è la ricostruzione che segue questo evento. Stilisticamente esplode il tardo-barocco autoctono ma dal punto di vista strutturale la città rimane una città medievale.”
Ci spiega infatti che, a differenza di Noto e Avola, che vennero ricostruite secondo una logica illuminista e funzionale – ovvero prevedendo strade larghe e pianeggianti per agevolare i movimenti – Ibla rimase legata alla sua originale configurazione.
I motivi sono da cercare nella storica faida tra sangiorgiari e i sangiovannari: i sangiorgiari, che rappresentavano la parte aristocratica della città, non vollero in alcun modo allontanarsi dal luogo esatto in cui era collocata la loro casa, rimanendo ancorati alle macerie di Ragusa Ibla e costruendo su di esse i loro nuovi palazzi.
È per questo motivo che ancora oggi la parte storica di Ragusa rimane arroccata e con strade tortuose a spirali. “Ibla è la città in cui ho sempre vissuto.” – continua – “La definisco eterotopia, “un luogo altro”, perché girare per le sue vie ci trasporta in altre epoche e in altre dimensioni.”
Le vicende di Padre Bernardo si sviluppano attorno ai fatti storici realmente accaduti, così come i palazzi e i monumenti di Ragusa si arroccano sulle sue fondamenta storiche.
Alla domanda “Come mai hai scelto un protagonista maschile?”, Costanza DiQuattro risponde: “Nella mia vita sono stata circondata da uomini straordinari, da mio nonno a mio padre, mio marito e mio figlio. Persino nei rapporti di tipo lavorativo, sono stata circondata da uomini di una sensibilità straordinaria. Perché non celebrare questa parte maschile?”.
Una delle particolarità dei romanzi di Costanza DiQuattro – seppur casuale e non legata a questioni di genere – è, infatti, quella di avere come protagonisti sempre degli uomini, riuscendo ad entrare perfettamente in sintonia con la psicologia dei suoi personaggi.
Seppur Padre Bernardo abbia commesso un peccato innamorandosi della popolana Tresina, nel romanzo viene fuori la sua parte più tenera e rispettosa. Un uomo che si innamora e che rivede la luce dopo una vita piena di catastrofi.
Alla sua storia è legato un concetto ricorrente del libro: la resilienza. In merito, l’autrice afferma: “È un atteggiamento che accomuna tutti i siciliani. Tutti noi siamo figli di terremoti, sia in senso reale che in senso figurato. Abbiamo vissuto disgrazie ma ci siamo sempre rialzati, ricostruendo la nostra vita. Il terremoto del 1693 diventa quindi paradigma di tutti i terremoti che la Sicilia ha vissuto.”
Tra scandali, storie d’amore e riti tutti siciliani, Costanza DiQuattro diventa ogni volta cantastorie della Sicilia, creando sempre una storia diversa da visitare.
Evento organizzato da Libreria Gulisano di Paternò