“Il piacere è un diritto, la biodiversità un dovere”: Carlo Petrini riceve il Dottorato Honoris Causa dall’Università di Messina

da | Lug 2, 2025 | Storie di oggi

Un’aula gremita, un messaggio potente e un riconoscimento che va ben oltre i titoli accademici: ieri mattina, nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Messina, è stato conferito il Dottorato Honoris Causa in Scienze Umanistiche a Carlo Petrini, fondatore del movimento Slow Food e Presidente dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.

Una figura chiave nel panorama internazionale dell’ecologia alimentare, Petrini ha ricevuto questo tributo per il suo contributo intellettuale, civile e politico alla costruzione di un nuovo umanesimo, centrato sul rapporto tra uomo e natura. Durante la cerimonia, il filosofo Giuseppe Giordano ha tracciato un profilo appassionato del fondatore di Slow Food, definendolo “il difensore del pianeta dinanzi alla crisi ambientale” e ricordando l’impatto rivoluzionario dei progetti da lui guidati, come Terra Madre e l’ateneo di Pollenzo, vero laboratorio di pensiero gastronomico.

La Lectio Doctoralis tenuta da Petrini ha toccato le corde profonde di un’umanità chiamata a ripensare sé stessa a partire da ciò che mette in tavola. “Gastronomia – ha sottolineato – non è solo cucina o nutrizione, ma anche ecologia, agricoltura, antropologia, economia, storia. È un sapere che unisce, perché tutto è connesso. Difendere la biodiversità è oggi un dovere morale. Ma dobbiamo riconoscere anche il piacere come diritto: il piacere di mangiare bene, di condividere, di vivere con dignità”.

Parlando del valore della multidisciplinarità, Petrini ha ricordato che “quando sono nati Slow Food, Terra Madre e poi l’università di Pollenzo, l’accademia era troppo abituata ai compartimenti stagni. Ma la gastronomia, per sua natura, non lo è. Gastronomia è ecologia, cultura, antropologia, economia: è tutto ciò che ci riguarda in quanto esseri umani che si nutrono”.

Tanti i riferimenti alla Sicilia – definita “terra di straordinaria bellezza e umanità” – e all’importanza del riconoscimento ricevuto: “Essere qui oggi è per me un momento di gioia e soddisfazione enorme. Quando ho saputo che questo dottorato era in Scienze Umanistiche, e quindi filosofico, ne sono rimasto sinceramente colpito. È una direzione che sento profondamente mia”.

Non è mancato un aneddoto personale, raccontato con l’ironia e l’umanità che lo contraddistinguono: “Un giorno, Papa Francesco mi disse: ‘Il piacere è un diritto. È come la spiritualità, come la conoscenza.’ E aggiunse: ‘Ringrazio il Signore per aver donato agli esseri umani il piacere in due atti che assicurano la continuità della specie: mangiare e fare l’amore’. Fu lui a chiedermi di scrivere l’introduzione all’enciclica Laudato si’. Io gli dissi: ‘Santo Padre, lo sa che sono agnostico?’ E lui mi rispose: ‘Sei un agnostico pigro, perché hai compassione per la natura’”.

Ai giovani, Petrini ha rivolto un messaggio chiaro e accorato: “Dobbiamo superare il vecchio detto ‘Se i giovani sapessero e i vecchi potessero’. Oggi i vecchi devono sapere – perché siamo spesso analfabeti nelle nuove forme di comunicazione – e i giovani devono poter fare. Devono avere il diritto di sbagliare, perché solo così possono diventare protagonisti del cambiamento”.

La sua riflessione ha toccato anche il tema urgente della perdita di biodiversità, ricordando che “negli ultimi 125 anni abbiamo perso il 70% della biodiversità alimentare. Una ferita profonda, che compromette il nostro futuro e quello delle prossime generazioni. È una responsabilità che dobbiamo affrontare con coscienza, anche attraverso l’educazione gastronomica”.

Parlando dell’Arca del Gusto e della missione di Slow Food, ha aggiunto: “Ci vuole orgoglio e consapevolezza per sapere che la biodiversità fa parte della nostra identità. È un bene comune, non una risorsa privata. Non possiamo ridurre la gastronomia a un insieme di ricette. Sarebbe una mancanza morale”.

Per la Rettrice Giovanna Spatari, il riconoscimento attribuito a Petrini “celebra un uomo capace di proiettare la cultura agroalimentare nell’agire sociale e politico, superando l’antropocentrismo e abbracciando una visione ecosofica del mondo”.

Un messaggio che oggi, nel cuore del Mediterraneo, assume un significato ancora più forte: quello di un invito collettivo a ripensare il nostro rapporto con il cibo, con la terra e tra di noi. Con coscienza, con coraggio, con gioia.