La celebrazione del solstizio d’estate è uno degli appuntamenti imperdibili con cui l’associazione “Donne di Fuora” onora i cicli della natura e le tradizioni legate alla ruota dell’anno. Un appuntamento magico per vivere questo tempo di passaggio e le sue tradizioni in un luogo immerso in natura.
In attesa dell’evento che si svolgerà alla “Casa le tre Lune”, il 21 giugno 2024, ho chiesto a Lidia e Giulia, artiste e amiche, di raccontarci della loro associazione e dei rituali della tradizione legati alla festività del solstizio, tra cui l’antica preparazione dell’acqua di San Giovanni.
Di cosa si occupa la vostra associazione?
“Donne di Fuora” è un’associazione culturale che pone al centro la persona e la sua natura. Desideriamo riportare la persona alla naturale ciclicità della vita e al legame che noi tutti abbiamo con ogni elemento che ci circonda e ci appartiene. Abbiamo notato che molte persone oggi desiderano comprendersi da più punti di vista e noi attraverso il nostro metodo che utilizza arti terapie, ovvero terapie non verbali come pittura, teatro e danza – accostati agli archetipi dei tarocchi e dell’astrologia – le accompagniamo alla scoperta di quel potenziale. Ciò che emerge sono laboratori speciali e unici dove la persona riconosce se stessa, agganciandosi alla sua fonte originaria.
L’intento dei nostri progetti è appunto quello di accompagnare noi stesse e gli altri nell’espressione della propria bellezza e dei propri doni. È in questa dimensione che si inseriscono i nostri rituali utili affinché la persona attivi un percorso che abbia a che fare con la propria crescita personale.
Per la vostra associazione avete scelto il nome “Donne di Fuora”, un omaggio a quel fenomeno che incuriosì anche Giuseppe Pitrè – il fondatore della moderna demo-etno-antropologia – e che riguarda esseri soprannaturali, un po’ streghe e un po’ fate, di cui troviamo testimonianza nella cultura popolare come credenza radicata in molte zone della Sicilia. Chi erano?
Nel folklore le donne di fuora (o fora) sono esseri soprannaturali, donne di estrema bellezza, variamente denominate nelle località dell’isola, rappresentate ora come streghe, ora come fate e numi tutelari della casa, benefiche e malefiche, le quali escono la notte per andare a trovare gli spiriti degli inferi da cui ottenere rivelazioni di cose future. (Cfr. G. Pitrè).
Oggi queste donne sono la metafora di una cultura antica dove non c’era separazione tra dentro e fuori, mondo del lavoro e quotidiano, sacro e profano. Oggi potremmo chiamarle sciamane, persone che operano nella realtà attraverso le forze invisibili. Nella nostra società ci poniamo come mezzo attraverso il quale la persona ricorda se stessa riconnettendosi al suo mondo interiore e alla natura. Privilegiando il canale dell’arte, ma anche l’esplorazione interiore, la conoscenza del corpo/anima – ci facciamo interpreti del nostro mistero.
Dato il vostro forte legame con la natura, non poteva mancare la celebrazione del solstizio d’estate. Cosa prevede l’evento giunto alla sua quinta edizione?
Anche quest’anno, il 21 di giugno, celebreremo il solstizio alla “Casa le tre Lune”, luogo immerso in natura e sede della nostra associazione, parlando di misteri femminili. Nello specifico parleremo del mistero femminile del mito più esoterico che ci sia, siciliano, con un ospite speciale: il dottor Ferdinando Testa, psicoanalista junghiano e relatore del seminario “I Misteri del Femminile, Demetra/Kore: ai confini tra psicoanalisi, esoteria e mitologia”.
Ci soffermeremo sulle erbe sapienti, saperi antichi, storie, miti e non mancheranno momenti speciali dedicati all’astrologia e ai tarocchi. Infine ci saranno attività legate alle nostre tradizioni, come la preparazione dell’olio di iperico e, ovviamente, della guazza di San Giovanni.
Ricordo quando l’acqua di San Giovanni la preparava mia nonna. Ci raccontate meglio cos’è e quali sono i passaggi per la sua preparazione?
Da anni portiamo avanti le tradizioni di San Giovanni, quest’anno abbiamo inserito anche un percorso dedicato alle erbe proprio perché ognuna di esse ha caratteristiche uniche e ci insegnano ad accogliere questa ciclicità. C’è un erba che si raccoglie a marzo, una che si raccoglie solo a giugno. Questo punto è importante perché il momento del solstizio è un momento particolare, legato all’inizio dell’estate. Esiste un mondo simbolico, citando l’antropologia, che segue dei ritmi e che si associa alla ruota dell’anno, nel quale si individuano momenti specifici che creano un potenziale energetico che si esprime a livello simbolico nella realtà. È proprio questo contesto che fa sì che la guazza “abbia un potere” in quei giorni rispetto ad altri giorni dell’anno.
Quali sono dunque le erbe che non possono mancare nella guazza e quando si raccolgono?
È bene raccogliere le erbe qualche ora prima. Mentre le si raccoglie si possono esprimere parole di devozione o anche un’intenzione. Ci sono poi delle erbe specifiche perché legate simbolicamente alla notte di San Giovanni. Nell’antichità, infatti, si riteneva che in questa notte magica avvenissero movimenti importanti e che il confine del mondo dei vivi e il mondo dei morti si assottigliava, per questo motivo venivano utilizzate quasi sempre le cosiddette erbe “schiacciadiavoli”.
Nelle cultura popolare, queste erbe non erano utilizzate solo per preparare la guazza che aveva scopi di guarigione, ma queste erbe venivano poste anche sull’uscio delle porte o sugli stipiti perché servivano come protezione e per allontanare la sventura. Come si può immaginare, nelle società agropastorali il fatto di chiedere protezione era molto importante, poter allontanare le sventure significava evitare gravi carestie.
Il numero di erbe cambia ma alcune sono davvero indispensabili per fare la guazza di San Giovanni. Ecco quali devono esserci assolutamente: l’iperico, detta “erba di San Giovanni”, la lavanda, detta anche “spighetta di San Giovanni”, la ruta dall’odore molto intenso e il rosmarino, un’erba molto potente e che spesso si associa al mondo dei morti. A queste quattro indispensabili si possono aggiungere poi: l’elicriso, l’artemisia, l’achillea e il basilico. Infine, l’acqua e le erbe insieme si lasciano sotto il cielo solstiziale tutta la notte. All’alba si filtra e si può usare l’acqua per sciacquare il viso.
Grazie Lidia e Giulia!
E tu l’hai mai provata?
Trovi maggiori informazioni sull’associazione, i suoi eventi e attività alla pagina facebook dedicata
https://www.facebook.com/donnedifuora?locale=it_IT
Credit foto: Donne di Fuora