I vini siciliani da “semplici” vini da taglio sono passati all’imbottigliamento e le cantine siciliane da ville nobiliari a bellissimi esempi di wine resort dove enogastronomia, cultura, ospitalità e territorio si fondono in quello che è stato definito il “Risorgimento Siciliano del Vino” in cui il connubio vino-turismo riporta la Sicilia, protagonista nel panorama mondiale, al centro del Mediterraneo.
Vitigni autoctoni e non che, grazie a mani sapienti e ingegno, hanno riscoperto una nuova vita.
Sono lontani gli anni in cui si caricavano le uve sui carretti da spedire al porto di Riposto per rendere grandi i vini di altre Nazioni o di altre regioni. I produttori siciliani si sono fatti strada diventando gli “Eroi del vino” in una terra ricca di contrasti che oggi conta più di cento mila ettari di superficie vitata con particolari condizioni climatiche che fanno della Sicilia un “Continente nel Continente”. Terreni sabbiosi, calcarei, argillosi, tufacei ma, soprattutto, vulcanici.
Come quelli attorno all’Etna divisi in quattro versanti, che contano cento trentatré Contrade e centinaia di cantine, tra cui l’azienda vinicola Barone di Villagrande sul Versante est (sotto la Valle del Bove). Un terreno baciato dalle piogge, favorito dalle diverse altitudini, dall’umidità che risale dal mare e dalla continua caduta di lapilli vulcanici che permettono una rigenerazione naturale del terreno ricco, quindi, di minerali.
Siamo a Milo, piccolo comune del Parco dell’Etna con poco più di mille abitanti, famoso per essere la residenza dell’indimenticato Franco Battiato e luogo di vacanza di Lucio Dalla ma anche conosciuto come zona di produzione per gli Etna Bianco Superiore fatti con uve di Carricante, Catarratto, Minnella bianca o altri vitigni reliquia. Paesino caratterizzato da un tipico microclima etneo con un’insolazione più breve e con grandi escursioni termiche che, nei calici, ci regala vini più acidi.
La Famiglia Nicolosi Asmundo arrivò nella Contrada di Villagrande alla fine del ‘600 e iniziò a coltivare queste terre. Nel 1727, il re di Napoli concesse a Don Carmelo Nicolosi il titolo di Barone di Villagrande e nel 1869 Paolo Nicolosi iniziò a vinificare separando le uve bianche da quelle rosse e creò una nuova cantina di vinificazione e affinamento. Nel 1968 venne riconosciuta la D.O.C. Etna, la cantina era già una solida realtà e il Professore Carlo Nicolosi Asmundo partecipò alla redazione del disciplinare.
Ben 297 anni di storia, di persone, di momenti difficili, di passione, di appartenenza al territorio. Una grande eredità che oggi è nelle mani di Marco Nicolosi, enologo e direttore della produzione.
Le vigne si trovano su grandi terrazzamenti, allargati dopo la Seconda guerra mondiale, per permettere il passaggio dei cavalli o delle macchine dove in alto troviamo il Carricante, il Merlot e in basso un classico esempio di “vigna maritata” con il vitigno simbolo dell’Etna, il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio.
I metodi di allevamento scelti sono il Guyot e il Cordone Speronato e le piante sono tutte innestate con vite americana, resistente alla Fillossera. Dopo l’attento lavoro in vigna si passa all’accurato lavoro in cantina dove l’aggiunta dei lieviti avviene a temperature controllate.
I consigli per un’esperienza di-vino
La cantina oggi ha anche un ristorante, camere, piscina, produce olio e miele e realizza diverse etichette, tra cui l’Etna Bianco DOC Superiore Contrada Villagrande. Un vino dal colore giallo paglierino elegante, caldo, persistente, fresco, acido, minerale e longevo con sentori di mandorle, frutta bianca e fiori. Ottimo con piatti a base di pesce. Viene realizzato con uve di Carricante e altri vitigni a bacca bianca e l’affinamento avviene per 12 mesi in botti di rovere da 500L per poi continuare in bottiglia.
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Credits Foto: Alessandro Castagna
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