Catania è una città meravigliosa. Potrebbe sembrare campanilistica la mia affermazione ma in realtà “meravigliosa” è una della parole tra le più associate sul web alla nostra città.
Profonda, intensa, ricca di tradizioni pittoresche, orgogliosa e forte. Non è mai scontato passeggiare per le sue vie e sentirsi abbracciati dall’imponente eleganza dei palazzi barocchi, dai suggestivi monumenti, alcuni dei quali si erigono come creature leggendarie tra mito e realtà.
Una città che accoglie i turisti e li incanta anche attraverso i suoi mercati: “Fera o luni” (mercato di prodotti gastronomici, giocattoli, abbigliamento, suppellettili e cianfrusaglie di ogni tipo) e la “Piscaria” (mercato del pesce), veri e propri suq da attraversare ascoltando “la vociata”, ovvero il richiamo che gli ambulanti emettono al passaggio dei potenziali clienti.
Quando si abbassano le luci però, la ribalta si spopola ed esiste un momento in cui, lontano dalla movida dei locali notturni, il buio e le temperature accompagnano le notti di persone che, anche di giorno, restano in silenzio, seduti o sdraiati ai margini della strada, nelle profondità dei marciapiedi. Alcuni di loro hanno la certezza della compagnia del loro fedele amico, un cane, che li scalda e li ricopre d’affetto.
Nel centro e nelle periferie della città ci sono persone che alle spalle hanno conflitti familiari, solitudine, fragilità, traumi e anche precariato.
Quando arriva la notte le statistiche descritte dai report prendono vita e hanno un nome: I SENZA TETTO
Un fenomeno di cui è difficile stabilire i contorni.
Migranti, rifugiati, giovani a rischio di abbandono scolastico, detenuti, ex-detenuti, disabili e giovani svantaggiati. Spesso con facilità si tende a collegare il fenomeno ad un problema legato alla tossicodipendenza. Invece c’è molto di più, le storie delle vite degli homeless sono tante, ognuna diversa dall’altra, e, quando trovano ascolto e fiducia vengono fuori.
La compassione non basta, occorre fare qualcosa per aiutarli e dare loro sostegno, a spiegarmi come è Gabriele Calogero, un ragazzo che ho conosciuto per caso e che ha suscitato il mio interesse all’ascolto parlandomi di loro, gli INVISIBILI.
Gabriele ha 21 anni e frequenta il terzo anno del corso di laurea in “Scienze e lingue per la comunicazione” presso l’Università di Catania. Il suo raggio di conoscenza spazia attraverso temi come lo sport, la politica, attualità e il cinema, per il quale nutre una grande passione.
Frequentemente capita di sentire o leggere che, i giovani subiscono la vita perché la vivono passivamente, eppure c’è chi oltre agli impegni che ho elencato ne coltiva altri di grande valore.
Gabriele mi ha raccontato del suo coinvolgimento applicato alla vita sociale. Da quasi due anni infatti, insieme ad alcuni dei suoi amici, ha sentito la forte esigenza di fare qualcosa che potesse aiutare in modo attivo e soprattutto utile per la società e per i meno abbienti. Una sera, sorseggiando una birra e parlando di come alcuni dei problemi come il precariato, l’immigrazione e i clochard potrebbero essere affrontati attivamente, hanno deciso di farlo, di dare concretezza alle loro parole iniziando proprio dalla città di Catania, da lì il passo all’iscrizione ad Arbor (associazione di volontariato) è stato breve.
Attraverso questa intervista, l’ho seguito on the road un martedì, giorno in cui l’unità di strada dona assistenza ai senza tetto.
Gabriele mi spieghi meglio cos’è Arbor?
Arbor è un gruppo di volontariato nato ufficialmente nel novembre 2020 all’interno dell’Auser, l’associazione di volontariato della CGIL. Subito dopo l’esplosione della pandemia, è emersa la necessità di fare qualcosa per dare sostegno a coloro che si sono trovati in posizioni precarie e fragili, e Arbor è nata da questa consapevolezza.
In poco tempo si è creata una rete vera e propria, un’unione per gli invisibili. Ad oggi, l’associazione conta un gruppo variegato di circa 30 persone, composto non solo da studenti liceali e universitari, ma anche da adulti che ogni settimana, dopo il lavoro e gli impegni giornalieri, decidono di dedicare del tempo allo scopo di regalare un sorriso ai loro concittadini in difficoltà.
L’attività principale dell’associazione, l’unità di strada, si svolge ogni martedì e consiste nella distribuzione di pasti, ma soprattutto nel condividere parole, sguardi e sorrisi con chi si trova costretto a vivere per strada.
Quali sono le attività principali di cui ti occupi all’interno dell’associazione?
Come ti dicevo, io e i miei amici siamo entrati a far parte di Arbor solo all’inizio del 2022. Tuttavia, fin da subito, ci siamo sentiti parte integrante dell’associazione. Infatti, sin dal primo giorno di attività, ci è stato chiesto di prendere l’iniziativa e proporre nuove idee.
La nostra organizzazione è caratterizzata da una struttura molto orizzontale e, in diversi momenti, mi sono trovato a dover coordinare l’unità di strada del martedì. Questa attività consiste nel reperire pasti e acqua, nonché nella formazione delle squadre da inviare per le diverse zone della città (che principalmente dividiamo in due parti).
In più occasioni, a noi ragazzi è stato richiesto di gestire le pagine social ed ho anche avuto il compito di mettere in contatto Arbor con alcuni licei di Catania, soprattutto durante i periodi in cui è necessario raccogliere donazioni.
Che rapporto hai instaurato con le persone che assisti in strada? Conosci una storia che ti ha particolarmente colpito?
Spesso si instaura con le persone che assistiamo un vero e proprio rapporto di fiducia e scambio reciproco. Con i ragazzi più giovani che incontriamo, ad esempio, siamo soliti chiacchierare e scherzare su vari argomenti: attualità, sport, serie tv, film…
Gli adulti, almeno quelli più aperti, ci tengono aggiornati sulla settimana trascorsa e condividono aneddoti della loro vita.
Molte storie mi hanno colpito e spesso commosso. Tra le più impressionanti, mi viene in mente quella di un ragazzo ghanese costretto a guadagnare qualche soldo come lavavetri improvvisato, che sogna di tornare a fare il muratore come faceva nel suo Paese. Lui stesso ci ha raccontato la storia del terribile viaggio che ha compiuto circa sei anni fa per giungere fin qui, alla ricerca di un futuro migliore, nel quale ha drammaticamente perso la figlia e la moglie.
Quali sono le reazioni degli homeless al tuo arrivo e a quello degli altri associati?
Le reazioni sono spesso differenti. Variano da gratitudine a indifferenza, che in realtà nasconde un po’ di orgoglio. Non è facile vivere così e lo comprendiamo per questo ci riteniamo già felici se la nostra offerta viene accettata.
C’è chi si rallegra quando arriviamo in tanti, ma c’è anche chi preferisce che solo uno o due di noi si avvicinino. I più loquaci colgono l’occasione per scambiare due parole fin da subito, mentre altri hanno bisogno di più tempo per instaurare fiducia e conoscenza.
Ciò che non manca mai, comunque, è il ringraziamento per quel poco che siamo in grado di offrire.
Arrivano i mesi più freddi, desideri scuotere gli animi di chi può donare?
Per fortuna (nel caso dei senzatetto) quest’anno il caldo estivo si sta prolungando più a lungo. Tuttavia, come hai detto, i giorni più freddi stanno per arrivare.
Negli anni passati siamo riusciti a distribuire almeno una coperta a tutte le persone che ne avevano bisogno, grazie al supporto di privati e scuole. Per questo ci attiveremo al più presto per avviare una raccolta di coperte e indumenti.
Donare soprattutto in questo periodo è fondamentale perché con l’abbassarsi delle temperature, dormire per strada diventa ancora più pericoloso, e persino una coperta logora può fare la differenza e salvare una vita.
Alcune delle persone che hai assistito ce l’hanno fatta? Sono riuscite attraverso l’aiuto di Arbor a ridare una quotidianità più stabile alla propria vita?
Nelle storie con cui entriamo in contatto per strada, ci sono anche diverse testimonianze di riscatto.
Uno dei principali esempi riguarda un signore che ha vissuto per vent’anni in strada, senza sapere di aver accumulato i requisiti per la pensione. Dopo averlo conosciuto, ci siamo subito attivati, aiutandolo ad aprire le pratiche per la pensione, a iniziare la procedura di apertura del conto corrente, e così via.
In questo modo, è riuscito ad ottenere la pensione e a recuperare gli arretrati, accumulando un buon tesoretto che ha utilizzato per affittare un immobile. Inoltre, lungo questo virtuoso percorso, ha anche avuto l’opportunità di riunirsi alla sua famiglia. Purtroppo, questa persona ha potuto godere di questo rinnovato equilibrio per poco meno di due anni, poiché ci ha lasciati poco tempo fa.
Un’altra storia interessante riguarda un giovane che, sfruttando la misura del reddito di cittadinanza, è riuscito a riscattarsi affittando un immobile e, successivamente, a lasciare Catania per riunirsi ai suoi cari.
Queste esperienze dimostrano che il nostro impegno non si deve limitare a fornire pasti, acqua e conforto, ma deve comprendere anche l’assistenza alle persone per migliorare la loro situazione, offrendo informazioni utili e supporto nel disbrigo delle pratiche burocratiche necessarie.
Salutando e ringraziando Gabriele per avermi fatto un quadro ben chiaro di ciò che avviene all’interno di Arbor rifletto sul fatto che, ci sono molti ragazzi come lui e i suoi amici, per fortuna. Giovani che credono nel valore della vita e della dignità umana perché ogni adulto è significativo e diviene parte di un processo che coinvolge tutta la comunità.
La responsabilità sociale nei confronti del prossimo é il primo passo da muovere nella lunga strada che percorriamo per diventare adulti.